giovedì 30 settembre 2010

Io odio i percentili!

Alla visita mensile il pupone, 7 mesi e 2 giorni, pesa 8,660 kg e misura 68,5 cm d'altezza.
la dottoressa, temporanea sostituta del nostro solito pediatra, dice che c'è una deflessione della curva di crescita.
ma come?
anche se in un mese è cresciuto 3 cm e mezzo, e più di 6 etti.
e non considera che il bambino gattona già, che lalla, che è muscoloso al punto da tirarsi in piedi da solo, che è vispo e allegro, mangia tutte le sue pappe e ha le coscette e le guance rotonde.
no.
lei guarda la sua bella tabelluzza sul computer e asserisce deflessione.
e, subito dopo, ma non è che non c'ha latte, signora, e quando il bambino ciuccia non beve?, ovviamente a chi vuoi appellarti se non a quella cretina della madre? (che peraltro ti risponde, torva, che sì il latte ce l'ha.
(che poi, scusi dottoressa, ma se il bambino mangia carne, formaggio, cereali e verdure, che vuole che cambi di sostanziale il latte materno??)
ok che alla nascita stava al 90° percentile, ma poi si è fisiologicamente assestato su una curva più bassa.
ma poi tutti i discorsi dei neonati che a periodi crescono tanto e altri meno, e lo sviluppo intellettuale che si alterna a quello fisico etc etc etc?
no, noi facciamo riferimento solo alla TABELLA!

usciamo dallo studio indispettiti.

convinta di trovare il dovuto appoggio del Papà, mi sento dire, invece,
ma io voglio che il pupone sia grosso ...facciamolo mangiare DI PIU'!

vabbe', datemi un martello.

martedì 28 settembre 2010

Ciò che sarebbe stato

da stamattina mi girano in testa questi pensieri.
pensieri oziosi, che non potrei permettermi con tutto quello che ho da fare, ma che frullano e frullano e chiedono sfogo, per essere meglio compresi, per essere accettati.

se le cose fossero andate diversamente, se non avessi conosciuto il Papà o se per qualche motivo tra noi non avesse funzionato, ora vivrei con tutta probabilità ancora in sardegna, a casa con mio padre e mia sorella. lavorerei nello studio che ho lasciato per venire qui, a ritmi tutto sommato blandi, forse sarei ancora alle prese col concorso.
il rapporto con mia sorella sarebbe più o meno lo stesso, cioè simbiotico, senza la distanza fisica a scoperchiare le nostre abissali diversità, lei perfettina e insicura, io selvatica e rissosa.

avrei un'esistenza pacifica, o magari al contrario irrequieta, tra le mura sicure di una città conosciuta a menadito e con meccanismi antichi e collaudati. avrei le mie amiche, i miei amici, le mie uscite il venerdì, i caffè al bar del tribunale, i pranzi in spiaggia e le sessioni di shopping con mia sorella. tutto come l'ho lasciato. chiacchiere e gossip di provincia. qualche viaggetto oltretirreno. poca consapevolezza. il dolore che avevo dentro non avrebbe trovato il mio terapeuta romano, e chissà dove sarebbe finito.

invece sono qui.
in una città che amo e odio con tutta me stessa, che mi fa tremare di rabbia i polsi alla guida della mia auto nel traffico maledetto e inspiegabile che la ingolfa.
senza lavoro, perchè qui a quanto pare con la mia laurea e il mio titolo e il mio cv mi ci posso anche fare un aeroplanino di carta, tanto per dire che sono serviti a qualcosa.
con un compagno che amo e che mi ama, ma con cui sperimento giocoforza non solo le vette d'amore e di complicità, ma anche gli abissi dell'insofferenza reciproca. e si presume (si spera) che sia per sempre.
in parte sono sempre la stessa, in parte no. sono molto più riflessiva e attenta a come mi muovo. mi sposto a tentoni nella metropoli che non mi appertiene. non so che ne sarà del mio lavoro, perchè fare l'avvocato a roma è impossibile, per come la vedo io, o quanto meno non è compatibile con una qualità della vita sostenibile, nè con la maternità come io la intendo.

e poi c'è mio figlio, che ovviamente resta fuori da tutto questo soppesare. se guardo lui è evidente che nulla regge, al confronto.

è strano, ma ad un certo punto della mia vita mi sono trovata a un bivio e ho preso una delle strade. non c'erano scorciatoie nè zone per la sosta nè possibili alternative, dovevo scegliere e l'ho fatto, non senza soffrire. mia mamma era morta l'anno prima e io mi sentivo in colpa ad andarmene, ma non potevo farne a meno. volevo vivere. amavo il Papà e questo non è cambiato. siamo cambiati noi come coppia ma in meglio, e sempre con margini di miglioramento ulteriore.

oggi sono qui e questo non cambia, per il momento. coi miei sogni, con la mia irrequietezza, tutto temperato dal mio bambino, che mi ha resa più adulta e più sincera. certa che le cose cambieranno nel tempo, a favore mio e della mia buona disposizione. madre e compagna ma non solo, anche l'animale selvatico che sono sempre stata.
felice, se mi guardo dentro obiettivamente e spassionatamente. capace di amare, ancora.
e questo è l'importante.

lunedì 27 settembre 2010

Sette mesi - Il nostro tempo

Il nostro tempo è fatto di risvegli e passeggiate. di baci e coccole, attese e qualche riposo. di sbavini e gengive a tenaglia, giochi semplici e arrampicate sulle sbarre blu del tuo lettino. di pappe, pastina, musica.
è il silenzio magico e irreale che permea la casa quando tu dormi e tutto è felpato, celeste, fresco.
il nostro tempo è prezioso e unico, ci permette di conoscerci, di amarci consapevolmente, seguendo i nostri istinti e le orme delle nostre aspirazioni.
ci avvolge e tiene stretti in abbracci di cotone. ci rende unici e migliori, facendoci andare incontro al mondo fiduciosi, armati di passeggino, biberon, buona volontà. elastici per capelli, braccialetti tintinnanti, felpine di ricambio.

Rende gli altri invidiosi e curiosi. devo continuamente rispondere, da quando hai doppiato i sei mesi, a domande come "ma lo allatti ancora? ma non lavori ancora? ma sta con te tutto il giorno?" e io sempre "sì, no, sì".
dovrei, nelle intenzioni di chi mi intervista, sentirmi inedeguata o a disagio, credo, sennò non avrebbero dipinta sul volto, dalle sopracciglia agli angoli della bocca, quell'espressione di stupore misto a disapprovazione, incredulità e distacco.
chissà poi perchè si preoccupano tanto per noi.

il nostro tempo è un solo infinito attimo di amore e condivisione, iniziato quel sabato pomeriggio in cui sei diventato altro da me, sgusciando fuori determinato e coraggioso sotto il mio sguardo - per la prima volta adulto. è un passaggio delicato tra rami e fronde, in una foresta profumata e preziosa che esploriamo insieme, con gli stessi occhi.

venerdì 24 settembre 2010

Una cosa fondamentale per una mamma:

sono stata dal parrucchiere.
applausi, prego.
col pupone addormentato (sono entrata scarmigliata e disperata e ho detto "devo fare shampoo, taglio e piega. ho un neonato semi-dormiente. mi prendete?" e la signorina, visibilmente solidale in quel modo e con quella confidenza unici dei romani, mi ha subito infilato il camice bianco "vieni tesoro, non ti preoccupare, pensiamo a tutto noi".
mi veniva da piangere.
mi hanno fatto un taglio perfetto. mi sono rilassata. non ho più la copertina di capelli. sono sempre lunghi ma tutti diversi.

ovviamente il Papà, a casa, ha fatto sfoggio di una non petita e inopportuna ironia "fortuna che mi avevi avvertito sennò non ti riconoscevo. eh"

ma che ne sanno, gli uomini!

martedì 21 settembre 2010

Chi ha paura del dottore?

Io.
e molta, anche.

capita di controllare sul calendario quando si è fatto l'ultimo controllo completo dalla ginecologa e di accorgersi che ne è passato troppo, di tempo. e di fissare una visita di controllo complimentandosi con se stesse per la tempestività.
capita di vivere le ventiquattro ore precedenti l'appuntamento nell'angoscia più totale, perchè si è ipocondriache certo, e i quattro anni di terapia al riguardo hanno aiutato ma non hanno cancellato il problema (mi fa strano chiamarlo problema, ormai fa parte di me), pensando al peggio del peggio, immaginandosi tutti gli scenari più tragici e insopportabili, commuovendosi guardando il proprio pupo che sgambetta nel suo body bianco e pensando che tutto quello strazio, quell'angoscia non sono sopportabili, no davvero.
capita soprattutto, se si è persa la propria adorata madre per un brutto male.

mi sono stancata di questo "capita". sto parlando di me.

ho perso mia madre per un brutto male.
ogni visita di controllo è uno strazio, perchè rivivo l'ansia che viveva lei prima di ogni esame.
e ora che c'è mio figlio non posso tollerare che gli succeda niente di brutto, anche solo indirettamente, che se mi dovesse accadere qualcosa lui crescerebbe senza madre e no, non esiste al mondo.
in quei momenti mi affaccio al futuro dalla mia spirale di terrore e mi dico che no, non ce la faccio, non ce la posso fare a sentire niente che non sia "stai benissimo".
marcio verso lo studio della dottoressa con in testa tutte le stronzate che ho letto su internet e di cui certi forum sono PIENE e ad ogni passo dico ti prego ti prego ti prego ti prego...

poi è un lampo, si spogli si sdrai si rivesta.
sì, sto bene.
va tutto bene.
finisco la visita e c'è mio figlio in braccio alla segretaria che mi sorride.
torno a casa, lui si addormenta. e io scrivo, perchè non ce la facevo più.

ora è come se fossi svuotata. l'ansia si placa insieme all'adrenalina e io avrei voglia solo di andare a dormire e svegliarmi domani, perchè questa giornata è stata troppo per i miei nervi. ho cercato tutto il tempo di domare questo panico, ma era come cercare di afferrare l'acqua che scorre.

odio i medici, e ne ho motivo credetemi, ma la mia ginecologa oggi è stata in gamba. abbiamo parlato di ciò di cui ho bisogno. prevenzione senza panico, come la donna adulta che sono.
e io sto meglio.

domani mi regalerò un giro per negozi (come faceva mia mamma se una cosa andava bene).

ora dedico la serata a tua nonna Mariella, pupone mio. ti voglio raccontare com'era bella e forte.

domenica 19 settembre 2010

Nostalgia del pancione

Non l'avrei mai detto...anzi, avrei giurato il contrario

finora è stato un sollievo essermene "sbarazzata"
e avere mio figlio tra le braccia invece che dentro
e guardarlo e baciarlo e dormire a pancia sotto (come ama fare lui, ora)
ma ora mi sta venendo qualche inaspettata fitta di nostalgia

per quella sensazione unica di comunione, di contatto esclusivo
per i calcetti e i calcioni, le magliette a righe lunghe sui fianchi
le visite dalla ginecologa e l'emozione di vedere il piccolo cresciuto
per quando facevo colazione con la tazza appoggiata in cima alla pancia
e tutti mi guardavano addolcendosi e sorridendo
al miracolo della Vita.

venerdì 17 settembre 2010

sei mesi e mezzo - aggiornamenti puponeschi - di gattonamenti, arrampicate, cani etc.

situazione puponesca:

egli gattona da una settimana. è passato per il dondolìo avanti e indietro a quattro zampe, per la marcia indietro e per la tecnica del lombrico ossia buttarsi in avanti naso a terra, rialzarsi a quattro zampe e ributtarsi in avanti...per arrivare, con grande scioltezza, al gattonamento vero e proprio, tutto rotondetto com'è con quel culetto che me lo mangerei.
non solo, ma nello stesso tempo ha preso ad alzarsi in piedi aggrappandosi a quel che trova, testate del letto, gambe di sedie, divani, addirittura pareti.
siccome non ha ancora sufficiente equilibrio, a quel punto comincia a guardarsi intorno innervosito, consapevole dell'arditezza del suo gesto, e cade.
il che significa che devo stargli SEMPRE intorno, se non voglio che si sfracelli.

da ingenua che ero, credevo che una volta imparato a gattonare sarebbe stato più indipendente, cioè, gli avrei preparato una stanzetta senza pericoli e lui avrebbe trascorso allegre ore a esplorarla.
non potevo sbagliarmi di più.
l'unica cosa che gli interessi davvero è tirarsi in piedi e osservare il mondo dall'alto dei suoi 70 cm scarsi, perciò è COSTANTEMENTE a rischio bernoccolo, se non peggio.
inoltre, non posso più lasciarlo solo, me lo devo portare OVUNQUE, persino in bagno, dove lui ama molto starsene in panciolle nella vaschetta per il suo bagnetto, vuota ovviamente. e se devo cucinare, lo metto sul seggiolone.

parentesi: noi viviamo con due cani di taglia medio-grande. consapevole della loro bontà e gentilezza, ma anche di non voler rischiare facendo esperimenti cinofili con mio figlio, ho comprato su internet un cancelletto di quelli che si mettono in cima alle scale per impedire l'accesso ai bimbi piccoli, e l'ho posizionato in modo da dividere zona notte e zona giorno, così che il pupone possa gattonare in tutta libertà e senza riempirsi la bocca di peli di cane.
ma quando il pupo ed io ci spostiamo in zona giorno (soggiorno e cucina), lui sta sul seggiolone e non per terra.

nel giro di pochi giorni ha fatto davvero molti progressi.
ora mangia la minestrina la sera, ma a breve inizierò a dargliela anche a pranzo, il tutto mentre il mio seno non ha capito che deve smetterla di produrre ettolitri di latte.
mi sto anche informando sull'autosvezzamento, e nelle more inizio a dare al piccolo un po' di quel che mangiamo noi (pane, pasta, orata al forno, lenticchie), tutte cosine che lui non manca mai di apprezzare...

...è così che sta crescendo il pupone...a momenti non mi sembra vero.
mi devo proprio concentrare, per crederci.

martedì 14 settembre 2010

Com'è difficile sentirsi capite

- sai che oggi pensavo a cosa mi sarebbe piaciuto fare nella vita se non avessi avuto tutta quella fretta di decidere...se non fossi diventata avvocato...

- mmmh

- mi sarebbe piaciuto da morire diventare fisioterapista

- eh anche a me. (assume l'espressione da battutona) fisioterapista di fiducia di una squadra di pallavolo (femminile)!

- ...

- ...anzi, di nuoto (sempre femminile)! eh eh eh... (ridacchia)

- ...

- (ridacchia sempre)

- e non mi chiedi come mai?

- eh? scusa, dicevi?

scriverò per quei quattro minuti che il nano mi concederà.
anche oggi ci aspetta una giornata soli soletti, e il tempo è pure fesso (anche se sembra migliorare lentamente).

ho sonno, sono stanca, stanotte lui ha dormito poco e dalle cinque e mezza ha fatto i suoi esercizi ginnici. non voleva il seno, voleva solo stare addosso a me. quell'unica volta che il Papà, al mio ennesimo ringhio, ha provato a prenderselo, in quattro e quattr'otto, e con due rapide gattonate alla cieca nel buio della stanza, pupone era di nuovo arrampicato sulla mia anca.

ho la sensazione di non essere compresa. non dal mio compagno, da cui sarebbe essenziale che fossi capita quando succede, come ieri, che abbia voglia di parlare di ME (diamine, di ME!)

non da familiari vari. hanno sempre fretta, e io sono stata facilmente incasellata nella categoria "neomamma un po' esaurita ma che non si può proprio lamentare con quel pupo così bravo che ha"

gli amici (non tutti, per fortuna) liquidano ogni mia manifestazione di stanchezza con sorrisi, perchè per loro essere madre (del pupone, poi) è solo fonte di gioie ineffabili, e che mi lamento a fare?

non chiedo niente, giuro. solo essere ascoltata, e capita.
solo che qualcuno dica, con sincerità, che è dura fare la mamma, tanto più da sola, lontana dalla famiglia che potrebbe essere di supporto in momenti di crisi o anche solo quando avessi bisogno di riposare un po'.
solo uno sforzo dal mio compagno, lo sforzo di starmi a sentire quando vaneggio, e di chiedermi il perchè, ogni tanto, di certe cose che dico o faccio proprio in un momento e non in un altro.

lunedì 13 settembre 2010

Dietrologia del Primo Biscotto

...mi sono rigirata cento volte la scatola di biscotti tra le mani in cerca di istruzioni, ma non ce ne sono.

cioè, cosa succede quando dai il primo biscotto a tuo figlio di sei mesi e lo guardi afferrarlo deciso e metterselo in bocca?
possibile che nessuno si sia premurato di avvisare le neomamme di tutta la dietrologia del Primo Biscotto, comprendente le prime espressioni di autonomia, il primo spuntino senza tetta nè cucchiaino dunque consumabile dall'ormai ex lattante anche senza il fiato della mamma sul collo, l'angoscia da strozzamento?

ovviamente il pupone non si è strozzato, anche se ho fortemente temuto il contrario. si è sbafato il biscottino con un sorriso a piene gengive, grato alla sua mamma del bel pensiero. l'ho osservato da lontano (un metro e mezzo?), mentre sistemavo la spesa nella dispensa, ogni tanto planando sul seggiolone e verificando non ci fossero pezzi enormi di biscotto in bocca al nano.

da qualche tempo il nano in questione dice da-da, de-de, ba-ba, ne-ne, na-na, ta-ta e ghi.
gattona, si tira in piedi da solo aggrappandosi a quel che trova e facendomi venire i capelli bianchi (la prima volta l'ho trovato in piedi sul lettino con mezzo busto di fuori).
ma niente di tutto ciò mi aveva sconvolta come il Primo Biscotto.

sarò strana.

mangia da solo, insomma, concedetemelo!

martedì 7 settembre 2010

Affrancarsi dall'aiuto in casa - passi da gigante!

silenzio
sssshhhh

aaaahhhh

me ne sto bel bella col mio caffè, mentre il nano dorme

ho detto alla ddp di venire a giorni alterni invece che tutti i giorni.
quello dell'aiuto in casa è stato un regalo che ci siamo fatti col Papà, o meglio che MI siamo fatti, perchè non riuscivo a stare dietro alla casa e al pupo e a ME STESSA tutto insieme. e vivendo con due cani e un Papà pasticcione, le pulizie sono all'ordine del giorno, due volte al giorno.
a dirla tutta non è esattamente impeccabile, nei modi e nella meticolosità, ma non le ho mai fatto storie, anche perchè si è da subito affezionata molto a mio figlio e con lui è estremamente affettuosa. e mi ha permesso comunque di tirare un sospiro di sollievo.
ma ora mi sento più gagliarda.

c'è da dire che la ddp non l'ha presa bene. credo che questa signora sia una di quelle persone che prendono tutto molto sul personale. non vedeva il motivo, ammesso che gliene dovessi per forza fornire uno, non capiva che dopo sei mesi di nano ora sono più "sul pezzo", ma che soprattutto pagarla è un sacrificio economico non da poco, in particolare ora che abbiamo iniziato a comprare omogeneizzati, pappine, creme varie... ha detto qualcosa come "vabbe'-come-volete-per-me-va-bene", e dai toni zieschi è passata a quelli formali. e non è stata d'accordo sul nuovo compenso che le abbiamo proposto, ha rilanciato di dieci euro in più, tanto per chiarire chi detiene il potere contrattuale da queste parti.

gettatami i rancori (suoi) alle spalle, mi godo la ritrovata intimità mattutina, in questa casa silenziosa. il piccolo ha mangiato la frutta, fatto giochi rocamboleschi e una mezza doccina, poppato un po' e si è addormentato. io potrei/dovrei fare un po' di cose ma ho deciso di prendermela comoda, fare una doccia come si deve e vestirmi senza fretta. il sole entra ed esce dalla finestra, ci sono un po' di nuvole oggi a roma. non ho programmi particolari se non uscire un po' di pomeriggio col piccolino, per andare dove ancora non si sa.


...

per aggiungere, prima di chiudere, una nota mammesca, e per dirla senza tanti giri di parole, sono PIENA di latte. il piccolo ne prende di meno, ora che mangia frutta due volte al giorno e pappa la sera, ma io ne ho ancora tantissimo, e se passa più tempo del previsto tra una poppata e l'altra mi vengono due palloni aerostatici.
è normale??
devo propormi come balia?
quanto guadagnano, le balie?
mah.

domenica 5 settembre 2010

I Buoni Propositi di una madre

Pomeriggio tiepido bellissimo passato a casa perchè il nano dopo una mattinata di urla e rotolamenti senza sosta ha deciso di abbandonarsi al pisolino, e sono due ore che dorme. e io volevo uscire.
una maniera di uscire ci sarebbe stata, consisteva nel desiderare stare a casa a riposare.

così ho avuto tempo per maturare una serie di buoni propositi:

- liberare l'armadio di tutta la roba inutile che non metto da anni - la regola è "ciò che non hai indossato per due anni non lo indosserai mai più

- fare attenzione ad ALMENO un dettaglio nel look quando esco - non uscire MAI PIU' vestita come nonna abelarda, e nemmeno come una sua amica -, seguire qualche consiglio moda su qualche rivista decente

- andare da un parrucchiere di grido e farmi tagliare questi capelli, che mi arrivano a metà schiena cadendoci in un modo insulso e orripilante

- sistemare la stanza del pupone, dire addio a tutta la roba vecchia e zozza che vi giace da anni, quello non è uno studio, è un ripostiglio, e in un trilocale non ci si può permettere di avere un ripostiglio

- uscire col nano, non tumularlo in casa se non causa suoi nobili riposini - andare al parco, all'Ikea, in centro, a fare aperitivi a ponte milvio

- non ringhiare più col Papà, non dirgli mai più testa di c. ed essere gentile e accondiscendente nei limiti dell'amor proprio (mio)


per ora basta così. intanto metabolizzo questi, poi vedremo.

venerdì 3 settembre 2010

Ok, sono una complessata

In conclusione di una telefonata qualunque...:


amica: ora purtroppo ti lascio, devo fare una cosa di lavoro...

io: ok non ti preoccupare! tanto io proprio ora...

(ex?)amica: sì lo so, devi fare le pappe (con una nota ironica, e sarcasmo, vieppiù). ciao ciao eh!


sarò complessata io, magari.

Io e te - te ed io, o come si dice, a facc'e pari

Ieri sono stata tutto-il-giorno-sola-col-pupone.
generalmente il Papà torna a metà pomeriggio, in tempo per le incombenze più gravose come preparare e dare al pupo la minestrina, fargli il bagnetto, addormentarlo, portarmi a braccia a lavarmi i denti e a letto. invece ieri è tornato a mezzanotte.
vivendo a roma da emigrata, sono abituata a stare da sola. se non hai sempre vissuto qui e in più non hai il tempo di coltivare con impegno le amicizie, frequentando corsi vari o palestre, finisce che nei momenti di fiacca molto tempo lo trascorri sola. giuro, non mi pesa, ho imparato a conviverci.
ciò che mi spaventa un po', talvolta, è osservare, dall'alto di una giornata che inizia, tutto quell'insieme di ore che si preannunciano di solitudine. con un bimbo iperattivo, per giunta.
confesso che dopo pranzo sono stata assalita dall'ansia, guardando il piccolo ipercinetico.

ma piuttosto che lasciarmi sopraffare dalla giornata e dal nano, ho deciso di caricarlo in macchina e portarlo a fare un giro per negozi non lontano da qui.
abbiamo colto gli ultimi raggi di sole della giornata e comprato un pigiamino nuovo e i pannolini (sì sì lo so...ma un rossettino per me no??), lui si è distratto e stancato non poco a rimirare tutto quel ben di Dio di colori e persone...
alle sette eravamo a casa, dove grazie a qualche intervento divino sono riuscita a lasciarlo, senza che si sgolasse di urla, sul seggiolone il tempo di preparargli la pappa...e poi somministrazione di minestrina con relativi sbrodolamenti, trasferimento sul lettone per giochi e svestizione, bagnetto mentre lavavo a mano il pigiamino e qualche bavaglino, asciugatura, pigiama per la notte e di lì a nemmeno due ore se la dormiva soddisfatto. e io avevo la casa per me. nella penombra scivolavo ogni tanto in camera da letto e mi affacciavo sul suo lettino per vedere se dormiva bene.

alla fine di tutto questo, mi sono sentita davvero una MADRE: occuparmi di lui per 14 ore senza fare pasticci, senza sbarellare, senza chiedere aiuto a nessuno, senza scialuppe di salvataggio all'orizzonte...ma soprattutto con consapevolezza, anticipando i suoi bisogni, godendo, alla fine, della sua compagnia, perchè diciamocelo, è un gran intrattenitore pure lui...